Nel luglio 2022, due dei nostri giovani - Giulio e Clara - sono diventati i primi due giocatori dello Scambio di Lingue a rappresentare l'Italia in Touch Rugby durante gli Europei a Nottingham.
Ecco la loro storia.
GIULIO:
Ho avuto la possibilità di partecipare ai Campionati Europei di Touch Rugby per la nazionale italiana. è stato un lungo viaggio che mi ha portato fino a Nottingham, ma non avrei pensato sarebbe stato così lungo.
Tutto è iniziato nel 2019 quando, a settembre, la FIT (Federazione Italiana Touch rugby) ha organizzato degli incontri aperti a tutti da cui si sarebbe selezionata poi la squadra titolare. Si trattava di allenamenti di alto livello per 5-6 ore al giorno, molta gente ha partecipato, tutti vogliosi di imparare e migliorarsi. È stata davvero una bella esperienza.
Dopo alcuni allenamenti sono stato selezionato, un sogno che si avverava. Ero molto felice di poter indossare la maglia azzurra della nazionale Italiana.
Tutto sembrava andare per il meglio, non vedevo l’ora che arrivasse agosto 2020 per poter finalmente giocare contro i migliori giocatori d’Europa.
Sogno infranto quando, all’inizio del 2020, come ben sappiamo, scoppiò la pandemia di Covid-19. Prima il lock-down, poi le regole stringenti che non ci permettevano di allenarci tutti insieme, e infine la notizia: Europeo cancellato.
Questo ci porta a circa due anni dopo, in una condizione completamente diversa. All’inizio del 2022 vennero fatti nuovi allenamenti aperti a tutti ma sta volta molte meno persone presero parte; la FIT ha un nuovo presidente che non ha dato molta importanza alla nazionale per cui ci siamo trovati da soli a gestire tutto e con soli 4 mesi per prepararci.
CLARA:
Quando ci si doveva candidare per entrare a far parte della nazionale, all’inizio del 2022, tutte le mie insicurezze sono riaffiorate, in fondo giocavo a touch rugby da neanche un anno, parte del quale passato in riposo per un infortunio al ginocchio. Mi dicevo “ha senso che mi proponga? Ci saranno sicuramente ragazze più forti di me”. D’altra parte, mi si prospettava l’occasione di fare un’esperienza importantissima per la mia crescita come giocatrice e l’onore di poter rappresentare la mia nazione in una competizione internazionale. Non nascondo che le parole di incoraggiamento del mio compagno scambista Giulio C. sono state quel quid che mancava nel lanciarmi in questa esperienza.
I ritiri della nazionale sono stati tutti un momento di grande crescita a livello tecnico e la grinta che i giocatori più esperti mettevano anche sul piano fisico mi ha spronata ad impegnarmi al massimo. In parallelo con gli esercizi di riabilitazione per il ginocchio e gli allenamenti con lo scambio ho aggiunto anche allenamenti in piscina e preparazione atletica. Bilanciare il tutto con il mio lavoro nella scuola di specializzazione di Anestesia è stata forse la parte più difficile, del resto volevo essere all’altezza dell’evento che mi si prospettava davanti.
GIULIO:
La situazione non era delle più semplici, il prospetto di dover spendere molti soldi di tasca propria per poter partecipare agli europei ha scoraggiato molti possibili giocatori, il fatto che la FIT non ci aiutasse e anzi organizzasse eventi in contemporanea a quelli organizzati per reclutare giocatori ha fatto si che alla fine si dovesse scegliere tra 21 persone i 16 che avrebbero rappresentato l’Italia.
E così ad Agosto, 16 persone che hanno avuto modo di allenarsi assieme soltanto 4 volte, partivano da tutta Italia per raggiungere Londra. Non so se è un sentimento condiviso ma per me è stato un po’ un viaggio della speranza. Io e Clara, partendo da Padova, abbiamo lasciato le nostre comode case alle 6 del mattino verso l’ignoto. Siamo arrivati al college di Nottingham alle 20, rischiando di non poter cenare a causa degli stretti orari della mensa.
Nel college in cui stavamo c’era questa caffetteria che ogni giorno proponeva cibi da diverse parti del mondo e devo dire che, se si evitava la pasta, non era poi così male; di sicuro mi aspettavo di peggio essendo un ragazzo italiano che vive ancora con la propria famiglia, abituato a ben altro.
CLARA:
Borsone pronto, si parte! Nottingham è una città carina anche se non abbiamo avuto molte occasioni per visitarla. Il college in cui si è tenuto l’Europeo era molto grande ed improntato sullo sport (c’era pure una piscina a 3 gradi per il defaticamento muscolare).
Il primo giorno è stato un po’ di ambientazione, abbiamo fatto un’amichevole con la Svezia Men 30, e poi ci siamo diretti alla sfilata. Portare la bandiera italiana in giro per il campus è stato emozionante. Vedere tutte quelle persone riunite attraverso questo sport è stato davvero bello, tutta la grinta, la voglia di fare bene, l’emozione per questa esperienza, si poteva leggere negli occhi di tutti i partecipanti.
Il calendario delle partite non era clemente, ogni giorno ci aspettavano 2 o 3 partite, contro squadre via via sempre più forti. Ogni partita era della durata di 40 minuti (nel campionato Italiano e nei tornei durano solitamente 20 minuti), e dall’intensità mai vista in Italia.
È stata davvero una sfida. Prima di tutto fisica, non avevo mai sostenuto ritmi simili, ma anche mentale perché affrontare squadre più forti ti può demoralizzare e non permettere di esprimerti al meglio delle tue capacità. Ma ho notato nella nostra nazionale tanta mente fredda in tal senso e tanta voglia di impegnarsi al massimo e migliorare.
Per cui posso dire di essere orgogliosa del nostro risultato, nonostante il tabellone segni un settimo posto su dieci, perché è stato palpabile il nostro miglioramento in quei 5 giorni: il sabato eravamo una squadra molto più forte e consapevole rispetto al gruppo di persone che lunedì era approdata a Nottingham.
GIULIO:
È stata una bella opportunità per crescere, anche come team nel senso che abbiamo condiviso molto con tutti i membri della squadra, festeggiando e spronandoci a vicenda, litigando se serviva, e cercando insieme il modo di scontrarci con le squadre più forti.
Alla fine di tutto siamo arrivati settimi, una buona posizione per noi che siamo un team nuovo, con molte persone che non avevamo molta esperienza nel giocare in un contesto internazionale (io in primis tra quest’ultimi).
Posso tranquillamente dire che se avessi l’opportunità di giocare di nuovo per la nazionale italiana ne sarei onorato, e che questa è stata un’esperienza che non dimenticherò mai.
Bravissimi Clara e Giulio, siamo fieri di voi!
Unico commento a caldo: mortificante, se non avvilente, leggere di un giovane che dichiara "la FIT ha un nuovo presidente che non ha dato molta importanza alla nazionale per cui ci siamo trovati da soli a gestire tutto e con soli 4 mesi per prepararci".